Come si apre una partita IVA e quanto costa

L’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), è stata introdotta nel 1972 e ha integrato le regole e le direttive fissate dall’Unione Europea, di cui l’Italia è uno dei Paesi fondatori.

Le regole sull’IVA che l’Italia segue sono contenute nella Legge sull’IVA, mentre le autorità fiscali emettono dottrine amministrative che includono dichiarazioni sulle regole di conformità IVA. Il Ministero delle Finanze sovrintende all’intero Sistema dell’IVA e l’attuale aliquota applicata in Italia è del 22%.

La normativa italiana stabilisce che qualsiasi tipo di società costituita in Italia che commercia in Italia e fornisce beni o servizi imponibili deve seguire passaggi specifici, come la registrazione dell’IVA italiana, completare regolarmente la dichiarazione IVA e rispettare le regole stabilite dalla legge.

Quali tipi di società dovrebbero aprire una partita IVA in Italia?

La registrazione della partita IVA è obbligatoria in alcuni casi. Comprendere le condizioni attuali non solo per la registrazione ma anche per dichiarare e pagare questa tassa è importante sia per le società residenti che per quelle non residenti.

Il criterio per la registrazione è se la società effettui o meno servizi imponibili nel paese. A tal fine vengono presi in considerazione molti tipi di attività o servizi aziendali, come servizi finanziari, servizi medici, vendite per l’esportazione e vendita di diversi tipi di merci, dagli alimenti ai libri.

Le società non residenti che forniscono beni o servizi possono essere tenute a registrarsi presso le autorità fiscali italiane come contribuenti. Questo di solito è richiesto se una società acquista e vende beni in Italia e il fornitore e i clienti non sono società italiane con partita IVA.

Quando si parla di Unione Europea, se la tua azienda è in Italia e vuoi svolgere la tua attività fuori dall’Italia, devi richiedere la “Partita IVA” in alcuni paesi dell’UE.

Aprire una partita IVA: quanto costa?

L’apertura della partita IVA è gratuita, se fatta senza assistenza alcuna (a parte eventuali bolli e diritti di segreteria). Quando si chiede l’aiuto di un professionista per l’apertura della partita IVA, si dovrà chiaramente pagare per questo servizio.

Come si apre una partita IVA?

L’apertura della Partita IVA deve essere fatta presso l’Agenzia delle Entrate entro un mese dall’inizio dell’attività. Dopo aver presentato la modulistica necessaria, l’amministrazione fiscale assegnerà un codice di 11 cifre all’utente.

Si devono compilare i modelli AA9/12 o AA7/10, nei quali va indicato il codice ATECO della propria attività. Una volta compilati, i moduli possono essere dati di persona, inviati via raccomandata con ricevuta di ritorno o per via telematica grazie al software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Come viene dichiarata e pagata l’IVA?

Le società che hanno una partita IVA sono tenute a rispettare i requisiti per dichiarare e pagare questa tassa. I pagamenti mensili sono comuni, tuttavia, le aziende possono anche scegliere di effettuare il pagamento necessario su base trimestrale. Affinché ciò sia possibile, la suddetta azienda deve avere un fatturato non superiore a 700.000 EUR (nei casi in cui l’attività dell’azienda comprende più della fornitura di servizi) o, in alternativa, inferiore a 400.000 EUR quando l’attività di l’azienda è composta solo dalla fornitura di servizi. Gli investitori devono sapere che quando selezionano il pagamento trimestrale saranno soggetti a interessi (1% dell’IVA dovuta per ogni trimestre).

I rivenditori sono tenuti a memorizzare i dati sulle transazioni business-to-customer utilizzando mezzi elettronici (anche per le transazioni che non sono documentate tramite una fattura elettronica, come la vendita di articoli in un negozio). A partire dal 2020, questo vale per i rivenditori con un fatturato annuo inferiore a 400.000 (anche se verranno comunque applicate alcune esenzioni).

Quali sono le aliquote?

Le aliquote dell’imposta sul valore aggiunto in Italia sono le seguenti:

  • 22%: è l’aliquota IVA standard applicabile a molti tipi comuni di beni e servizi offerti dalle aziende.
  • 4%: applicabile ad alcuni prodotti alimentari, attrezzature mediche, libri, giornali, riviste
  • 5%: applicabile al trasporto di passeggeri (in alcuni casi) e ad alcuni tipi di prodotti alimentari per i quali non si applica l’aliquota del 4%.
  • 10%: applicabile in caso di approvvigionamento idrico, prodotti farmaceutici, ammissione a servizi culturali (cinema, teatro, spettacoli).
  • esenti: le esenzioni dell’IVA si applicano a servizi medici, gioco d’azzardo, vendite all’esportazione, conferimento di beni a un’azienda e altri.

Come visto sopra, le aliquote ridotte possono essere applicate a più di una categoria. Quando questo è il caso (ad esempio, nel caso dei prodotti alimentari), gli imprenditori devono ottenere maggiori informazioni sulle particolari sottocategorie.

L’ultimo aumento dell’aliquota IVA è avvenuto nel settembre 2013. Venerdì 27 settembre 2013 è stato il giorno che ha segnato la decisione di aumentare l’aliquota IVA dal 21% al 22%. Inizialmente, il governo italiano prevedeva di aumentare l’aliquota IVA a partire dal 1 ottobre 2013 fino al 1 gennaio 2014. L’articolo 6 del decreto IVA italiano offriva un riferimento al punto di imposizione al fine di accertare la corretta aliquota IVA. Pertanto, se l’aliquota fiscale si era verificata prima del 1° ottobre 2013, l’aliquota applicata era del 21%. Se il punto fiscale era successivo al 1 ° ottobre, veniva applicata l’aliquota del 22%.

Lascia un commento