Ritenuta d’acconto: che cos’è e come calcolarla

Se sei un libero professionista, hai senz’altro avuto a che fare con il concetto di ritenuta d’acconto. Di cosa si tratta? Come devi calcolarla? Scopri tutti i segreti di un metodo di riscossione davvero molto diffuso e importante.

Ritenuta d’acconto: di cosa si tratta

Facendo un discorso a carattere generale, la ritenuta d’acconto corrisponde ad una semplice trattenuta su una somma di denaro percepita da una persona fisica o giuridica. La maggior parte dei redditi percepiti viene soggetta a questa formula, che può essere inserita in diverse modalità. Il titolo d’acconto prevede una ritenuta pari al 20% sul reddito percepito, mentre quello d’imposta prevede un versamento solo del 20%. In ogni caso, si tratta di un’anticipazione delle tasse da corrispondere che viene utilizzata da una quantità sempre crescente di realtà aziendali.

Quali sono le prestazioni principali sulle quali viene applicata la ritenuta

La ritenuta d’acconto viene applicata su una lunga serie di redditi e prestazioni. Ecco quali sono le situazioni di maggior rilievo nelle quali entra in funzione una procedura simile:
  • prestazioni a titolo puramente occasionale;
  • prestazioni di carattere autonomo;
  • compensi per gli amministratori di condominio;
  • utili per contratti di associazione;
  • redditi su processi, formule e opere d’ingegno;
  • compensi per levata protesta da parte dei segretari comunali;
  • rapporti d’agenzia e mediazione;
  • rapporto di rappresentanza di commercio e procacciamento affari;
  • compensi statali per l’uso di marchi di vario genere;
  • soggetti incaricati di effettuare vendite a domicilio.
Come ti abbiamo accennato in precedenza, l’entità esatta della ritenuta d’acconto può variare a seconda del tipo di prestazione sul quale viene applicata. Ecco cosa altro devi sapere a riguardo.

Come calcolare la ritenuta d’acconto

Se sei un libero professionista in possesso di una tua partita IVA, è necessario che tu sappia come calcolare la ritenuta d’acconto. Entrando nei particolari, se devi emettere fattura ad un altro soggetto, con o senza partita IVA, sei tenuto a versare a suo favore un modello F24 con titolo Irpef e codice tributo 1040. Si tratta di un accorgimento tecnico grazie al quale è possibile anticipare una quota sulle tasse del lavoratore autonomo, che riceverà il contratto lordo con contributo integrativo e IVA eventuale da detrarre.
Per calcolare la ritenuta d’acconto, devi prima di tutto rilevare il 20% sul contratto imponibile. Se devi basarti sullo stipendio lordo, effettua una semplice moltiplicazione per 0,2. Se devi focalizzarti su quello netto, inizia dividendo la cifra iniziale per 0,8, poi moltiplicandola per 0,25 e ottenendo così la ritenuta d’acconto. Non lasciare in secondo piano altri elementi molto rilevanti, come la marca da bollo da apporre sul relativo documento e l’imposta IVA da aggiungere alla fine.
Se il professionista che deve emettere la fattura risiede all’estero, la ritenuta d’acconto sale dal 20% al 30%. Se invece si ha a che fare con sportivi dilettanti, la ritenuta diventa pari al 23%, alla quale tocca aggiungere una quota addizionale sia a carattere comunale, sia sotto la sfera regionale. Infine, per ciò che riguarda gli agenti di commercio, la somma è pari al 23% sul 50% della cifra imponibile.

Come effettuare il versamento della ritenuta d’acconto

Una volta calcolata la ritenuta d’acconto, devi procedere al suo relativo versamento. In questo caso, ti bastano pochi e semplici passaggi per portare a termine una simile operazione. Prima di tutto, sappi che la liquidazione delle imposte viene dettata da una scadenza ben precisa, di norma fissata entro il giorno 16 del mese che fa seguito rispetto a quello del pagamento precedente. Inoltre, il sostituto d’imposta versa il modello F24, inserendo i termini del pagamento avvenuto e contrassegnando il codice del tributo 1040 per quanto riguarda l’erario.
Quindi, entro la fine del mese di febbraio dell’anno successivo rispetto a quello della prestazione, il professionista è tenuto a inviare la certificazione dei compensi pagati a ciascun lavoratore autonomo che, nel corso dell’anno precedente, ha versato regolarmente le ritenute. Un libero professionista non può fare a meno di un modulo simile, noto anche come certificazione unica (ex CUD). In questo modo, ogni soggetto deve segnalare le imposte già versate dai propri datori di lavoro al momento della dichiarazione dei redditi.

Quali sono le differenze tra i redditi imponibili e non imponibili

A questo punto, per utilizzare la ritenuta d’acconto nel modo migliore, è necessario che tu conosca le differenze tra redditi imponibili e redditi non imponibili. Infatti, in alcuni casi, non puoi attuare la procedura in questione. Della prima categoria, fanno parte tutte le tipologie di stipendi a carattere professionale, unite ai rimborsi per le spese di viaggio e le somme di denaro aggiuntive che il professionista elargisce in prestito.
redditi non imponibili, invece, non possono essere soggetti alla ritenuta d’acconto. Appartengono a questa categoria tutti i tipi di contributi assistenziali e previdenziali, oltre ai rimborsi su spese anticipate e alle rivalse applicate sulle spese relative alla quota d’iscrizione ad un determinato ordine professionale.

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