Pignoramento stipendi: procedura, limiti, eccezioni

La Legge di Bilancio 2020 include novità relative ai procedimenti di pignoramento dello stipendio.

Innanzitutto, i tempi messi a disposizione per ultimare la procedura si sono decisamente accorciati. Per quanto riguarda debiti verso la pubblica amministrazione, con questa nuova legge i creditori saranno in grado di procedere dopo la mancata risposta alla prima intimazione di pagamento (o avviso di accertamento).

Così saranno colpiti stipendi e pensioni, anche sul conto corrente, velocizzando il processo di riscossione dei debiti.

Cerchiamo quindi di capire quando può accadere il pignoramento dello stipendio e per quale importo.

Pignoramento dello stipendio: quali sono i limiti?

Occorre puntualizzare che non tutti i crediti possono essere pignorati al debitore.

Sono esenti, ad esempio, i crediti alimentari e quelli relativi a sussidi di grazia o sostentamento o dovuti per maternità, malattie o funerali. Anche nel caso di crediti pignorabili, esistono limiti da considerare.

La legge prevede, per quanto riguarda la pignorabilità dello stipendio, i seguenti limiti:

  • un quinto, per debiti di lavoro o di tributi provinciali e comunali omessi
  • un terzo, per alimenti dovuti per legge

Quindi lo stipendio da lavoro dipendente può essere pignorato, ma il debitore è comunque protetto dalla legge.

Infatti il pignoramento può avvenire a patto che il debitore possa mantenere il minimo vitale per vivere un’esistenza dignitosa. Esiste quindi un massimo oltre il quale non si può essere pignorati.

Bisogna anche considerare che il pignoramento potrebbe avvenire in azienda o potrebbe riguardare lo stipendio nel conto corrente. Nel caso dell’azienda, il pignoramento avviene in busta paga, e il limite è fisso. Nel caso del conto corrente, il limite varia ogni anno.

Che cos’è il minimo vitale?

Il pignoramento dello stipendio è una delle forme di “pignoramento presso terzi” regolate dall’articolo 543 del Codice di procedura civile. È un atto formale, volto a soddisfare i creditori quando il debitore diventa insolvente.

Un terzo soggetto è coinvolto nel pagamento, perché dispone dei beni del debitore. Quindi è possibile che il pignoramento avvenga sullo stipendio mensile o sulla pensione.

Esistono però anche in questo caso dei limiti, ovvero il minimo vitale necessario per il debitore e la sua famiglia. È comunque importante ricordare che il minimo vitale è solo un criterio utile a stabilire a quanto ammonterà il pignoramento.

La quota massima di stipendio pignorabile in 1/5 dello stesso, ma non sull’importo lordo, bensì sul netto. Se quindi il creditore è l’Agenzia delle Entrate, come nel caso di tasse non pagate, il pignoramento ha limiti molto chiari.

Le quote pignorabili sono:

• 1/10 dello stipendio se l’importo è inferiore ai 2.500€;
• 1/7 dello stipendio se l’importo è inferiore ai 5.000€;
• 1/5 dello stipendio se l’importo supera i 5.000€.

Quindi, non esistono stipendi che non possono essere pignorati. Anche se lo stipendio dovesse essere basso, può comunque essere parzialmente pignorato.

Quali sono le modalità?

Come può avvenire il pignoramento? In due modi:

  • in busta paga, quando la notifica di pignoramento arriva al datore di lavoro
  • sullo stipendio versato dal debitore sul proprio conto corrente

Nell’atto di notifica inviato al debitore, deve essere segnalata la modalità di pignoramento. Quindi il debitore sarà sempre a conoscenza del terzo soggetto coinvolto, sia esso la banca o il datore di lavoro.

Esistono altre informazioni che devono essere necessariamente presenti nell’atto di notifica

  • l’indicazione dell’ammontare del debito
  • l’intimazione al terzo di non disporne se non per ordine del giudice;
  • dichiarazione di residenza o domicilio nel comune del tribunale competente;
  • indirizzo PEC del creditore;
  • citazione del debitore a comparire dinanzi al giudice, ad un’udienza che rispetti il termine dilatorio di pignoramento (articolo 501 c.p.c.);
  • l’invito al terzo a consegnare entro dieci giorni la dichiarazione prevista dall’art. 547 al creditore.

Come avviene la notifica al datore di lavoro?

Una volta ricevuta la notifica di pignoramento del debitore, il datore di lavoro deve rendere nota al creditore la situazione economica del debitore, un rendiconto. Una volta fatto questo, avverrà la prima udienza al tribunale civile. Il creditore dovrà provare l’esistenza di un debito della controparte. Quindi il giudice autorizzerà il pignoramento dello stipendio, a seconda dei limiti già menzionati.

A questo punto il datore di lavoro tratterrà la somma pattuita e la verserà al creditore fino a quando il debito non sarà estinto. Anche il TFR può essere pignorato, ma anche in questo caso si dovrà rimanere entro limiti prestabiliti. Se il debitore dovesse essere licenziato o cambiare lavoro, la procedura sarà interrotta immediatamente. Il nuovo datore di lavoro dovrà poi procedere con un nuovo pignoramento dello stipendio.

Come e in che misura avviene il pignoramento?

Le modalità del pignoramento sul conto corrente sono simili a quelle del pignoramento in busta paga. In questo caso però, cambiano i limiti. Infatti, se lo stipendio è accreditato in via anteriore al pignoramento, non si può pignorare, un ammontare maggiore a tre volte l’assegno sociale.

L’assegno sociale è una misura di assistenza economica per persone dai 67 anni che ne abbiano bisogno.

Questo strumento è utilizzato quando la persona ha un reddito inferiore ad un certo limite e non può accedere alla pensione, per qualsivoglia ragione.
Nel 2020 l’importo dell’assegno sociale equivale a 459,83 €. Per cui il pignoramento può̀ avvenire solo sui conti con almeno 1.379,49 €.

Chiaramente, il massimo pignorabile è diverso ogni anno, a seconda dell’assegno sociale.

Ipotizziamo che il debitore abbia 5.000 euro sul conto. Quanto potrà essere pignorato al debitore? Semplice: 5.000-1.379,49, ovvero 3.620,41 euro.

Se il debitore dovesse avere un importo pari o inferiore a 1.379,49 €, sul conto, non potrà essere soggetto a pignoramento. Questo però non sarà più il caso per gli stipendi successivi: il limite sarà un quinto dello stipendio netto ricevuto.

Pignoramento superiore ai limiti: quando e perché?

Quando può il pignoramento essere superiore al limite stabilito? Il caso più comune è quello nel quale più di un creditore pignori il debitore, anche se il debitore sarà comunque tutelato dalla legge. Il saldo del credito dovrà infatti essere progressivo.

Quindi, il secondo creditore potrà pignorare il debitore solo dopo che avrà saldato i debiti del primo creditore (questo caso è definito pignoramento dello stipendio in accodo. Quando il debitore è insolvente nei confronti di un privato e verso lo Stato, la regolamentazione cambia.

Il pignoramento infatti potrà raggiungere una quota maggiore di 1/5 dello stipendio, fino a ½ dello stipendio netto.

Infine, nel caso degli alimenti, il pignoramento può corrispondere ad 1/3 dello stipendio netto. Qui, per alimenti, si intende importi dovuti a familiari per poter garantire loro una vita dignitosa, se dovessero essere impossibilitati a farlo da soli.

Quando ci si può opporre?

Ci si può opporre al pignoramento quando:

  • non è stato ricevuto l’atto di precetto
  • sono passati più̀ di 90 giorni dall’atto di precetto (che quindi è scaduto)
  • non è stato ricevuto il titolo esecutivo, (sentenza o decreto ingiuntivo)
  • il diritto di credito è caduto in prescrizione oppure non è stato specificato correttamente
  • il debito è già̀ stato pagato, in parte o completamente

Ci sono soluzioni?

Sarebbe fondamentale affrontare immediatamente il problema e trovare un accordo per evitare soluzioni legali. Quando si subisce un pignoramento, il debito diventa molto più alto e a quel punto sarà difficile rinegoziare con il creditore. Quindi, se ti rendi conto di non riuscire a pagare i tuoi debiti, corri subito al riparo e trova una soluzione amichevole.

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